martedì 25 aprile 2023

VELENO: L'ARMA DI CHI AGISCE NELL'OMBRA


Per secoli molti assassini si sono serviti del veleno. Un metodo che è stato usato dall’antico Egitto fino a questo millennio… e probabilmente lo sarà anche oltre. Veleni di origine vegetale, minerale o anche animale… insomma sostanze di ogni genere. I veleni hanno tolto di mezzo molti personaggi scomodi, lasciando poche prove su cui indagare. Infatti, questo metodo, rendeva difficile risalire agli assassini o ai loro mandanti. Inoltre, in passato, i metodi di analisi e autoptici non erano sofisticati come quelli odierni. Alcune sostanze tossiche, se somministrate a piccole dosi, in un lungo periodo di tempo, causavano una forma di debilitazione che lentamente portava alla morte e veniva interpretata dai medici come una malattia. 

«Il veleno è stata l'arma di chi agisce nell'ombra e vuole nascondere la propria responsabilità», sosteneva lo storico francese Georges Minois, autore del saggio: “Il pugnale e il veleno - L'assassinio politico in Europa”. Di conseguenza, mentre «Chi uccide con il pugnale o con la spada lo fa pubblicamente, assumendosene la responsabilità e rivendicando i motivi dell'atto violento, nella storia l'avvelenamento è considerato un mezzo poco nobile, utilizzato da chi agisce per motivi abietti, in nome di una causa ingiustificabile».

I Romani asserivano che gli avvelenatori erano deicodardi o… nella logica misogina dell'epoca, da donne. Una legge risalente all'imperatore Antonino Pio (II secolo d.C.) enunciava chiaramente che "Plus est hominem extinguere veneno, quam occidere gladio" (È più grave uccidere un uomo con il veleno che con la spada). 

Eppure nelle corti imperiali, l'insidia dei veleni era sempre presente. Ma… per la ragione che ho citato prima, era difficile distinguere gli avvelenamenti dai decessi provocati da qualche malattia o da qualche morbo sconosciuto.

Quindi… col beneficio del dubbio, possiamo considerare come omicidi anche alcuni decessi di personaggi illustri. Es. La morte dell'imperatore Augusto, che secondo lo storico Tacito sarebbe stato avvelenato dalla moglie Livia, quella dell'imperatore Claudio, presunta vittima della consorte Agrippina, o quella di Germanico, probabilmente fatto assassinare dal governatore di Siria Pisone, uomo di fiducia dell'imperatore Tiberio.

Meno dubbi sulla fine di Britannico, ucciso con una zuppa letale offertagli dal fratellastro Nerone, che, addirittura, per i suoi delitti si serviva abitualmente di un'avvelenatrice professionista, la gallica Locusta. 

Seneca, filosofo e suo ex precettore di Nerone, fu gentilmente invitato a suicidarsi, tanto che non ebbe alternativa che bere una bella dose di cicuta e poi tagliarsi le vene… del resto anche Socrate si era ucciso con una dose letale di cicuta… versione edulcorata della pena capitale che i Greci riservavano a personaggi degni di rispetto.


La morte di Socrate, 1787 - Jean Louis Davis

Nel Medioevo gli avvelenamenti si ridussero. I potenti avevano altri mezzi... come quello della guerra privata, per sopprimere gli avversari. 

Con la nascita e il rafforzamento degli Stati nazionali, nei quali nasce e si delinea lo stato di diritto, il potente che voleva sbarazzarsi di un nemico non poteva che utilizzare mezzi illegali, come il veleno, che, come detto prima, era lo strumento che lasciava meno tracce e rendeva più difficile l'identificazione del colpevole

A partire dal XV secolo, l'avvelenamento diventò una pratica diffusa nelle corti europee e italiane… in particolare a Firenze. Ne è un esempio, il duca Cosimo I de' Medici, che nel 1548 ideò un complotto per avvelenare Piero Strozzi, capo militare di una fazione avversa.

A Venezia, il “Consiglio dei Dieci”, uno dei principali organi di governo della Repubblica dal 1310 al 1797, ordinò assassini con: "mezzi segreti, attenti e abili", un chiaro riferimento all’arma del veleno. Si crede che siano stati ben 34 i casi di avvelenamento politico sponsorizzato dall'intelligence veneziana tra il 1431 e il 1767. 

Anche a Milano non scherzavano affatto! 

Andando allegramente di omicidio in omicidio, nell'arco di un secolo la città vide l’avvicendarsi al comando della Signoria (poi divenuta Ducato nel 1395) diversi zii, nipoti e figli. 

Matteo II Visconti (1319-1355) fu avvelenato come suo padre Stefano

Non dimentichiamoci i Borgia, col papa Alessandro VI, che conquistò e conservò il potere perpetuando la strategia dell'omicidio. 

Veleni, pugnalate e strangolamenti, non risparmiarono i loro stessi familiari (Giovanni venne assassinato dal fratello Cesare). 

Leggenda vuole che avessero una predilezione per la “cantarella” (ottenuta facendo evaporare urina in un contenitore di rame e mescolando i sali così ottenuti con arsenico). Con questa, nel 1503 fu ucciso il cardinale Giovanni Michieli, i cui beni facevano gola a Cesare Borgia.

 

L'avvelenamento di Bona Sforza (1494-1557)

Il veleno poteva colpire anche indirettamente, come effetto collaterale di terapie mal dosate: arsenico, mercurio, digitale sono alcune delle sostanze con proprietà terapeutiche che venivano usate come medicine. 

Enrico VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro romano impero, fu una di queste vittime eccellenti. Al tempo si diceva che fosse morto avvelenato bevendo il vino della comunione, ma i ricercatori dell’università di Pisa, nel 2013, analizzarono le sue spoglie, trovando nelle sue ossa una quantità tale di arsenico che solo mesi di assunzione avrebbero potuto provocare. L'ipotesi è che, anziché dal vino, il sovrano sia stato intossicato… e infine ucciso, da un farmaco, a base di arsenico e mercurio, usato contro le lesioni cutanee da antrace (che a quei tempi era trasmessa da capre e cavalli). Il rimedio funzionò talmente bene che oltre ai batteri… uccise anche il corpo ospitante.  Su Ciangrande della Scala invece, sussiste ancora il dubbio se si sia trattato di omicidio o errore nell’assunzione della digitale, sostanza benefica per il cuore ma mortale in caso di sovra dosaggio… comunque è morto!


Nelle corti europee del cinquecento, si affermarono le figure degli alchimisti. 

Eruditi studiosi, erboristi e chimici, perennemente a caccia della "pietra filosofale"… ma anche grandi esperti di veleni. A causa del pericolo che rappresentavano, in tutta Europa si scatenò una tale psicosi, che tra i personaggi più altolocati si diffuse l'usanza dell'assaggiatore di corte (anche se i praegustatores esistevano già presso gli imperatori romani).

Alcuni sovrani furono particolarmente sospettosi: il francese Luigi XI passò gli ultimi anni prima della morte, nel 1483, in isolamento nel castello di Plessis-les-Tours, mangiando solo uova sode. Per uccidere il diffidente Ladislao I di Napoli, detto il Magnanimo, che faceva assaggiare tutto il suo cibo, secondo alcune voci fu infettata l'unica cosa che non avrebbe mai fatto testare. Gli storici riconducano la sua morte a un'infezione… forse alla prostata, ma leggenda vuole che il re morisse nel 1414, a 38 anni, dopo un incontro con una sua amante di Perugia… sugli organi genitali della donna era stata spalmata una sostanza letale.

 

Dopo questo excursus storico-culturale, che ci dimostra quanto questo mezzo di eliminazione sia stato adoperato nel corso dei secoli, passiamo ad analizzare alcuni dei veleni più potenti al modo. Iniziamo con dei distinguo. I veleni possono avere origini diverse e possiamo, trovarli già pronti al loro stato naturale o essere composti dall’associazione di due o più sostanze… o piante, se di origine vegetale. Si deve considerare il fatto che alcuni veleni tra in più blasonati e citati… non sono tra i veleni più potenti. Infatti, grazie al sistemadi scala e valutazione LD50 (Lethal Dose 50), cioè la quantità necessaria per uccidere il 50% di una popolazione campione, abbiamo una precisa unità di misura del grado di tossicità di una sostanza nel breve termine. Con essa è possibile classificare i cinque veleni più mortali del mondo, almeno un centinaio di volte più tossici di cianuro, arsenico e stricnina.

 

TOSSINA BOTULINICA (LD50:1 nanogrammo per chilogrammo)

Questa sostanza, prodotta da batteri anaerobici, è il veleno più potente del mondo. Un miliardesimo di grammo per via endovenosa sarebbe fatale per una persona di 70 chilogrammi. Causa paralisi muscolare impedendo il rilascio dell’acetilcolina e porta alla morte attraverso la paralisi dei muscoli respiratori. Questa tossina è impiegata per trattamenti cosmetici, conosciuti come Botox, con iniezioni mirate di piccole quantità di tossina per fermare i muscoli che creano le rughe della pelle.

 

MAITOTOSSINA (LD50: 0,2 microgrammi per chilogrammo)

È una tossina marina, come la più nota Sassitossina che spesso causa avvelenamento dopo aver mangiato molluschi contaminati. Composta da una specie di plancton marino, ha una struttura così complessa da rappresentare una grande sfida per i chimici sintetici. Provoca la morte per insufficienza cardiaca.

 

BATRACOTOSSINA (LD50: 2 microgrammi per chilogrammo)

È un alcaloide neurotossico estratto dalla rana dorata, che popola il Sud America ed è usato dagli indigeni per la caccia con la cerbottana. Questo veleno uccide interferendo con i canali ionici del sodio nelle cellule dei muscoli e dei nervi, portando ad un’insufficienza cardiaca. La batracotossina è stata trovata anche nel piumaggio degli uccelli Pitohui in Papua Nuova Guinea.

 

AGENTE NERVINO VX (LD50: 3 microgrammi per chilogrammo)

È un composto sintetico, un agente nervino con la consistenza dell’olio del motore. Nei primi anni ’50 doveva esser impiegato come insetticida ma si è rivelato troppo tossico. Il VX uccide interferendo con la trasmissione di messaggi tra le cellule nervose e la morte arriva con contrazioni muscolari fuori controllo e asfissia.

 

RICINA (LD50:1-20 milligrammi per chilogrammo)

Questo veleno è balzato agli onori delle cronache nel 1978, quando il dissidente bulgaro Georgi Markov, in attesa di un autobus a Londra, venne colpito nella coscia posteriore da un piccolo proiettile in platino-iridio, contenente ricina (vedi appendice). Tre giorni più tardi morì, nonostante si fosse subito recato in ospedale. La ricina è ottenuta dalla fibra solida dei chicchi di ricino e, interferendo con la sintesi proteica cellulare, causa la morte della cellula. Se inalata o iniettata è ancora più micidiale rispetto all’ingestione per via orale.

 

Esistono altri veleni, poco conosciuti ai più, ma molto potenti. Alcuni possiamo trovarli in natura e sono a disposizione di alcuni animali. Questi sono dei cenni che possono essere usati per avere un’idea…



I conidi (molluschi gasteropodi) sono conchiglie (appunto a forma di cono).  Vivono nelle barriere coralline nelle aree tropicali. Posseggono piccoli denti, simili ad aghi ipodermici.  Possono iniettare un veleno estremamente potente e che agisce molto rapidamente, causando dolore acuto e gonfiore. Tre sono le specie pericolose: il Cono Geografico (Conus geo-graphus), il Cono Tessile (Conus textile) e il Cono di Tulipano (Conus tulipus).

Il veleno è abbastanza potente da essere letale… per i collezionisti che non sono attenti nel maneggiare il mollusco. 

 

Il polpo dagli anelli blu (Hapalochlaena Ianulata) è un piccolo e grazioso cefalopode, estremamente pericoloso per l'uomo. Il suo veleno è dieci volte più letale di quello di un cobra, e ha un potenziale di tossicità di LD50 di circa 0,004 mg/Kg, cioè, per farla breve, una delle quantità di veleno maggiori presenti negli esseri viventi.

 





 

BREVE TABELLA DEGLI ANIMALI PIÙ VELENOSI AL MONDO

 

Scorpione Rosso Indiano- uccide in 24 ore 

Ragno delle banane – Uccide entro un’ora

Pesce Pietra – uccide in meno di un’ora

Inland Taipan(serpente) – uccide in 30/45 minuti

Cobra Reale – uccide in 30 minuti

Mamba Nero – uccide in 20/30 minuti

Pesce Palla - Uccide in un tempo che può variare dai 20 minuti alle 24 ore 

Ragno dei Cunicoli – uccide in 15 minuti / un ora

Cubomedusa – uccide in 5 minuti

 

LE DIECI PIANTE CONSIDERATE PIÙ VELENOSE E PERICOLOSE

 

MancinellaStramonio comuneAconito napelloEupatorium rugosumTassoRicinoBelladonnaAbroCicutaOleandro, Mancinella. 


Una menzione meritano i veleni chimici più conosciuti… non che ci sia molto da dire!

Arsenico, Cianuro, Stricnina.

 

L'arsenico è un veleno potentissimo ed è sicuramente il più conosciuto di tutti. E' un minerale che si trova nella crosta terrestre; i sui composti sono noti all'uomo fin dall'antichità, ma come elemento chimico, venne isolato da J. Schroeder nel 1640.

La sostanza comunemente usata come veleno è l'arsenico bianco (triossido arsenioso) chiamata anche la "polvere degli eredi". La dose tossica per l'uomo è di 10-50 mg e la dose letale è, per assunzione monodose, di 60-120 mg. L’ arsenico porta alla morte per shock dell’apparato gastroenterico. L'arsenico è molto solubile in acqua. L'acqua Tofana, un veleno inventato nel 1640, era una soluzione di arsenico in acqua. 

Giulia Tofana, inventrice della famosa pozione, divenne ricchissima producendo su larga scala questa pozione incolore, insapore ed inodore. Molte mogli (o mariti) usarono la pozione per diventare vedove in maniera discreta e 'silenziosa'. Esistono scritti cinesi risalenti 1000 a.C., che contengono centinaia di ricette, a base di arsenico, per la produzione di gas velenosi, od irritanti, da usare in guerra ed in altre occasioni. Si racconta che Lucrezia Borgia per avvelenare le sue vittime, usasse un anello cavo riempito con una polvere a base di arsenico. Questo veleno letale, venne anche usato per uccidere Rasputin. Infine, grazie a nuove prove emerse ultimamente, si fa più credibile l'ipotesi che, la morte di Napoleone fu causata da un avvelenamento per arsenico. 

L'assenza di odore e sapore dell'arsenico ne ha fatto un veleno dal delitto perfetto. La morte arriva dopo una lunga sofferenza, visto che l'arsenico "brucia" letteralmente l'intestino.
Ora vedremo un altro veleno sicuramente molto conosciuto. Stiamo parlando del cianuro, un sale derivato dall’ acido cianidrico, un veleno, indubbiamente, piuttosto potente.  Gli specialisti del centro anti-veleni dell'ospedale Fernand-Widal di Parigi, dicono che «a una dose di un milligrammo di cianuro per litro di sangue, il prodotto è tossico. A una dose di 2,6 mg, il veleno è mortale». Il veleno blocca il trasporto di ossigeno alle cellule, dato che il cianuro si lega molto facilmente con il ferro e quindi lo “cattura” e la cellula muore “soffocata”. Provoca una perdita di coscienza brutale e la morte può sopravvenire rapidamente per arresto cardiaco. Nella maggior parte dei casi, la vittima di un avvelenamento da cianuro emana un odore caratteristico di mandorla amara. Il cianuro veniva utilizzato nella seconda guerra mondiale per suicidarsi (era in dotazione ai massimi esponenti del partito nazista - Famosi i casi di Adolf HitlerEva Braun e Hermann Göring). Anche le sostanze letali utilizzati nelle camere a gas dai nazisti erano prodotti con questo potente veleno. Nel 'famoso' massacro di Jonestown, il più grande suicidio di massa finora documentato, Jim Jones, predicatore capo della setta Tempio del popolo, ha ordinato ai suoi 912 seguaci il suicidio mediante un cocktail al cianuro. Il cianuro è, indubbiamente, il veleno che ha ucciso più persone al mondo (basterebbe soltanto contare l'enorme numero di vittime del nazismo nelle camere a gas).

 

 

La stricnina è un alcaloide molto tossico a complessa struttura chimica in cui è ben identificabile il nucleo dell'indolo. La dose mortale media, più esattamente la LD50, è stimata tra 1,5 e 2 mg/kg.[2] Pura si presenta in forma cristallina di prismi rombici, incolori, inodori, caratterizzati da sapore amaro, persistente. È praticamente insolubile in acqua ed è una delle sostanze più amare conosciute: è possibile sentirne il gusto alla concentrazione di 1 ppm.

La stricnina viene estratta normalmente dalla farina ottenuta dai semi di due Loganiacee del genere StrychnosStrychnos nux-vomica (noce vomica) e Strychnos ignatii (fava di S. Ignazio).

Meccanismo di avvelenamento

La stricnina agisce come potente eccitante del sistema nervoso centrale, causando il blocco di particolari terminazioni nervose, i recettori post-sinaptici per la glicina, posti sui motoneuroni inferiori, a livello delle corna anteriori del midollo spinale. La glicina viene difatti secreta da parte di interneuroni inibitori che sinaptano con i motoneuroni α e γ del midollo spinale, le cellule di Renshaw; queste cellule quindi sono estremamente importanti, in quanto impediscono che uno stimolo (che provenga dalla corteccia motoria o che provenga dalle afferenze propriocettive) causi un eccessivo reclutamento di miofibrille di muscoli agonisti e sinergici per un determinato movimento: in parole più semplici, la trasmissione glicinergica spinale è un’importante barriera fisiologica nei confronti della spasmogenesi.

Nell’intossicazione da stricnina, pertanto, ogni stimolo causa contrazioni che non sono più inibite dalla trasmissione glicinergica del sistema dell’inibizione ricorrente, col risultato finale di insorgenza di spasmi muscolari, convulsioni e paralisi spastica.

La morte sopravviene per insufficienza respiratoria acuta e arresto cardiovascolare da paralisi dei muscoli respiratori, o per esaurimento fisico. L’eccessiva attività muscolare che consegue all’intossicazione da stricnina può anche determinare rabdomiolisi, alla quale possono seguire iperkaliemia e danno renale acuto di tipo tubulare da mioglobinuria.

È curioso notare che la tetanospasmina, tossina responsabile delle manifestazioni cliniche dell’infezione da Clostridium tetani, ha una farmacodinamica abbastanza simile a quella della stricnina: tuttavia, in questo caso, il blocco della trasmissione inibitoria glicinergica avviene a monte, dato che la tetanospasmina interferisce direttamente con il rilascio di vescicole contenenti glicina, a livello degli interneuroni di Renshaw.

 

(APPENDICE) Il 7 settembre 1978 Markov attendeva l'autobus vicino al Ponte di Waterloo, per andare alla sede Servizi Esteri della BBC. Un uomo alle sue spalle urtò il suo ombrello contro di lui, e chiedendo scusa per l'avvenuto si allontanò, attraversando la strada e prendendo un taxi nella corsia opposta. Arrivato in ufficio Markov iniziò ad accusare vampate di calore, giramenti di testa e febbre. Alla sera la febbre divenne alta, e la moglie lo portò in ospedale. Markov parlò dell'episodio dell'ombrello, raccontando di avere avvertito un bruciore quando questo lo aveva urtato. I medici sospettarono subito l'avvelenamento, date le ripetute minacce di morte inviate allo scrittore dalla DS, il servizio segreto bulgaro. Markov morì di attacco cardiaco 4 giorni dopo, l'11 settembre 1978.

L'autopsia portò alla luce una microcapsula del diametro di 1,7 millimetri, composta al 90% di platino e al 10% di iridio. La capsula aveva due fori rivestiti di una pellicola che si sarebbe sciolta a 37 gradi, temperatura del corpo umano. Nei fori furono trovate tracce di ricina, un veleno in grado di causare la morte cellulare e per il quale non si conosceva un antidoto efficace.

 

 

Un ombrello bulgaro (in bulgaro: Български чадър - Bălgarski čadăr) è un ombrello con un meccanismo pneumatico nascosto, capace di sparare piccoli proiettili contenenti ricina, potente veleno naturale in grado di uccidere un essere umano.

 


 

Come sempre… spero che queste informazioni vi tornino utili…

 

Bryan T

venerdì 16 dicembre 2022

FERITE: ARMI DA TAGLIO E DA PUNTA, CORPI CONTUNDENTI, MANI NUDE –

Nella narrativa come nel cinema esistono spesso situazioni in cui vengono, descritte o mostrate, scene in cui i personaggi si affrontano in un combattimento, che non comprende l’uso di armi da fuoco, ma soltanto l’uso di armi da taglio e da punta, quali coltelli, machete, pugnali, ecc., armi o oggetti contundenti: bastoni, mazze da baseball, spranghe, manganelli, armi improvvisate, ecc., o addirittura a mani nude: pugni, calci, gomitate o ginocchiate.

Sono certamente scene plausibili e possibili, ma spesso sono gli effetti e le conseguenze riportati da questo o da quel personaggio, che non corrispondono esattamente alla realtà.

In questo breve excursus cercherò di illuminarvi su questo genere di situazioni, che sovente potrete trovarvi ad affrontare durante la stesura di un libro.

Iniziamo col precisare che, durante una situazione di stress(combattimento/scontro/pericolo) il corpo umano è ottimizzato a reagire dalla reazione “fight or fly”(Combatti o fuggi).

Cosa succede durante la risposta Fight-or-Flight?

L’amigdala, situata nell’encefalo, è la sentinella delle emozioni umane e percepisce all’istante un eventuale segnale di allarme. Questa ghiandola agisce sull’ipotalamo che a sua volta stimola l’ipofisi, portando alla secrezione dell’ormone ACTH (adenocorticotropo); nello stesso momento, il sistema nervoso simpatico stimola la ghiandola surrenale al rilascio di adrenalina. L'ACTH è importante per la secrezione del cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, anch'esso rilasciato dalla stessa ghiandola. La messa in circolo di questi ormoni innesca una serie di fenomeni: il battito cardiaco accelera e con esso aumenta la pressione del sangue, la frequenza respiratoria accelera, la digestione rallenta e si riscontra una deviazione del flusso sanguigno ai principali gruppi muscolari allo scopo di dare al corpo una sferzata di energia e forza. Il corpo diventa teso, pronto a reagire. Vi sono segnali, visibili sul nostro corpo, che mostrano l’attivazione di questo meccanismo di difesa.

Le pupille si dilatano poiché nel momento del pericolo, il corpo si prepara a essere consapevole di ciò che lo circonda. La dilatazione consente la ricezione di più luce e quindi una migliore visione dell'ambiente circostante.

La pelle diventa più pallida o arrossata, poiché il flusso sanguigno alle aree superficiali del corpo viene ridotto, aumentando in questo modo il flusso del sangue verso i muscoli, il cervello, le gambe e le braccia. È comune osservare del pallore o l’alternanza tra un viso pallido e arrossato quando il sangue scorre alla testa e al cervello. La capacità di coagulazione del sangue del corpo aumenta anche per prevenire un'eccessiva perdita di sangue in caso di lesioni.

La frequenza cardiaca e respirazione accelerano così da fornire al corpo l'energia e l’ossigeno necessari per alimentare una risposta rapida al pericolo.

Il corpo avverte tremori a causa dell’irrigidimento dei muscoli che si preparano all'azione.

Questa risposta allo stress spesso aiuta a ottenere risultati migliori in situazioni in cui si è sotto pressione, per incrementare la performance, al lavoro come a scuola. Nei casi in cui la minaccia pone in pericolo la vita, questo meccanismo gioca un ruolo fondamentale.

Sebbene questa reazione avvenga in maniera automatica ed involontaria, non significa che sia sempre accurata: spesso il nostro corpo reagisce a minacce trascurabili tramite questo meccanismo e le fobie sono esempi di come la risposta di lotta o fuga potrebbe essere falsamente innescata di fronte a una minaccia percepita. Ad esempio, una persona che soffre di acrofobia, quindi terrorizzata dalle altezze, potrebbe sperimentare una reazione acuta allo stress salendo con l’ascensore verso un piano alto di un grattacielo.

Ora… nonostante tutte le precauzioni che il nostro corpo è in grado di mettere in atto, non dobbiamo dimenticare che la nostra capacità combattiva o di reazione dipende comunque in gran parte dal genere di trauma che ci viene inferto.

Vedere il personaggio che, dopo aver subito un colpo dal “cattivone” di turno, dato a tutta forza, con una mazza da baseball, su una qualsiasi parte del corpo, si rialza in piedi e riprende a combattere… è una cosa che non sta né in cielo né in terra! Se pensiamo che la forza generata da un pugno di un pugile professionista, categoria pesi massimi, può arrivare a 6.000/6.500 KiloNewton (che sono tanti…), vi lascio immaginare cosa può fare un colpo del genere.

Se vi colpisce su un braccio, potete dire addio al vostro omero, sulla schiena?...

La vostra destinazione sarebbe quasi certamente una sedia a rotelle!

Persino un semplice pugno in faccia non è uno scherzo! Posso assicurarvi personalmente che incassarne uno… farà ben più che spettinarvi il ciuffo! Una testata? Non voglio neanche parlarne! È come essere colpiti in faccia da una palla da Bowling sparata da un cannone!

Per entrare nei dettagli, un colpo con uno sfollagente sulla testa può mandarvi dritti in ospedale con un trauma cranico e relativa perdita di conoscenza, o “sbriciolare” il radio e l’ulna del braccio con cui cercate di proteggervi. Lo stesso dicasi per spranghe di ferro, martelli, manici di piccone, sedie e sgabelli… o altro.

Passiamo ora ad esaminare le ferite inferte con armi da punta e da taglio.

Esiste un’infinita tipologia di questo genere di armi: stiletti, pugnali, coltelli (che sono diversi dai pugnali…), baionette, spade, machete di vario genere, asce, ecc.

Sono tutte armi in grado di cagionare lesioni gravissime e altamente incapacitanti. Uno “slash” (Fendente) con un coltello da macellaio, concepito per tagliare la carne, può staccare un braccio di netto o tagliare i tessuti fino ad arrivare all’osso, con conseguente danno a vasi arteriosi/venosi, tendini, nervi e legamenti. Insomma… anche una coltellata non è una passeggiata di salute! Ma attenzione, la morte non sopraggiunge quasi mai all’istante (a meno che non venga recisa la testa con un machete o una spada, o che venga spaccato il cranio con un’ascia. O un affondo diretto al cuore. Che, con un taglio di 3 pollici e 1/2 (largo - 8,89 cm), si avrà la perdita di coscienza istantanea e la morte in 3 secondi)

Qui di sotto troverete una tabella che vi darà un’idea più precisa…

ARTERIA FEMORALE: con un taglio di 1/2 pollice (medio - 1,27 cm) si avrà la perdita di coscienza in 10/12 secondi e la morte in circa 30/40 secondi (sempre secondo il peso corporeo)

ARTERIA BRACHIALE: con un taglio di 1/2 pollice (medio - 1,27 cm) si avrà la perdita di coscienza in 14 secondi e la morte in 1 minuto e 30 secondi.

ARTERIA RADIALE: con un taglio di 1/4 di pollice (piccolo - 0,64 cm) si avrà la perdita di coscienza in 30 secondi e la morte in 2 minuti;

CAROTIDE: con un taglio di 1 pollice e 1/2 (largo - 3,81 cm) si avrà la perdita di coscienza in 5 secondi e la morte in 12 secondi.

SUBCLAVICOLA: con un taglio di 2 pollici e 1/2 (largo - 6,35 cm), si avrà la perdita di coscienza in 2 secondi e la morte in 3 secondi e ½.

STOMACO: con un taglio di 5 pollici (largo - 12,7 cm), si avrà la perdita di coscienza dipendente dalla profondità del taglio e lo stesso dicasi per i tempi della morte.

Da questa tabella si evince l'importanza di proteggere certe parti del corpo, che se colpite, porteranno a morte certa in pochi secondi. Ma cosa succede al cervello? Una grave emorragia farà improvvisamente scendere la pressione sanguigna e l'ossigenazione del sangue al cervello (ciò si manifesterà prima in vertigini e poi in svenimento).

In tempi che si avvicinano al minuto, i tessuti cerebrali avranno consumato tutto l'ossigeno a disposizione senza averne apportato di nuovo dal sangue. È quindi inconfutabile che in questo tempo il cervello è ancora perfettamente reattivo e può ancora dare dei comandi al corpo.

Oltre alle ferite mortali alle arterie ne esistono di invalidanti (recidere i tendini dell'avambraccio, ad esempio, significherà non usare la mano per continuare ad afferrare il coltello e gravi difficoltà nella difesa disarmata).

PUNTI INVALIDANTI

I tagli di coltello rivolti al danneggiamento di tutti gli altri organi che non provocano la morte ''certa'' li definiamo come invalidanti al proseguo del combattimento. Possiamo indicare questi punti partendo dall'alto del corpo umano e li riuniamo rispettivamente in: nuca, occhi, trachea, milza, fegato, polmoni e le articolazioni degli arti. La distruzione di queste zone offre un controllo efficace dell'avversario e in alcuni casi anche la morte.

Partiamo ad analizzare i punti elencati.

NUCA

1)) A livello osseo, le vertebre cervicali (a partire dal cranio, dalla prima alla sesta). Le stoccate di coltello in questa zona sono estremamente mortali e i colpi di crasher debilitanti.

2)) A livello nervoso, il cervelletto e il midollo allungato (sotto di esso): Le stoccate di coltello in questa zona sono mortali e i colpi di crasher debilitanti e potenzialmente mortali.

OCCHI:

1) Le cornee: i tagli di coltello in questa zona provocheranno un fortissimo dolore e cecità e i colpi di crasher potrebbero far esplodere la cornea;

2) L'encefalo: le stoccate di coltello in questa zona sono mortali in quanto la lama potrebbe oltrepassare l'osso sfenoide (posizionato dietro le cornee e unica barriera dell’encefalo).

TRACHEA:

I tagli di coltello in questa zona, che danneggino la trachea al punto da tale da reciderla o da provocarne il gonfiore sono mortali (causa soffocamento).

MILZA

E' un organo con una forte vascolarizzazione. Le stoccate di coltello in questa zona porteranno ad una immediata e inarrestabile emorragia interna.

FEGATO

E' un organo con una forte vascolarizzazione. Le stoccate di coltello in questa zona porteranno ad una immediata e inarrestabile emorragia interna.

MANI NUDE –

Dobbiamo necessariamente fare alcune doverose considerazioni, prima di entrare nei dettagli.

La prima considerazione è che un aggressore ha una stazza considerevole (dai 90 kg in su) è un problema! Non è necessario che sia un esperto di combattimento o di arti marziali. Se voi pesate 60 kg, mentre lui pesa oltre il quintale, se ci molla anche solo uno schiaffo, può farvi perdere conoscenza se non peggio. Ad esempio, può benissimo sfondarvi un timpano se vi colpisce a un orecchio, o addirittura provocarvi un “colpo di frusta” o una lussazione alle vertebre cervicali. Un solo pugno può ridurvi le ossa del volto in frantumi, o spaccarvi addirittura il fegato o la milza con un calcio. In sintesi può uccidervi! Se poi è pure un esperto, conoscerà sicuramente tecniche in grado di provocare la morte in modo quasi istantaneo (pugno sulla trachea, gomitata alla tempia o sulla “rocca pietrosa” (dietro l’orecchio), può strangolarvi, o rompervi l’osso del collo. Stessa cosa se avete la sfortuna di trovarvi davanti un soggetto sotto ‘effetto di anfetamine o cocaina. In questo caso i suoi freni inibitori saranno soppressi dall’effetto delle droghe che ha assunto, facendogli raggiungere livelli di ferocia che sarà possibile controllare solo grazie a una cartuccia calibro 12 a pallettoni sparata dritta in faccia! Piccola curiosità… esiste un trauma da impatto a “bassa velocità” che può cagionare la morte per arresto cardiaco. Questo tipo di trauma si chiama: “Commotio Cordis”.

La commotio cordis è l’arresto improvviso del cuore, causato da un trauma alla parte anteriore del torace. In genere, questo trauma implica un oggetto duro che si muove velocemente (come una palla da baseball o un disco da hockey… ma anche un forte pugno…). Pertanto, la commotio cordis si verifica generalmente nei giovani durante l’attività sportiva.

Il motivo esatto dell’arresto cardiaco non è noto, ma la commotio cordis non deriva da un disturbo cardiaco di base né da danni fisici al muscolo cardiaco. Alcuni esperti ritengono che l’arresto cardiaco si verifica perché il trauma avviene in un momento critico durante il ciclo che produce ciascun battito cardiaco. Il trauma interrompe quindi i segnali elettrici necessari affinché il cuore possa proseguire a pompare sangue in modo continuo e regolare.

Spero che questo articolo possa tornarvi utile…

 

Bryan Torrigiani